"La crisi discografica è crisi creativa"
Tanti progetti in cantiere per il musicista bussetano Beppe Cantarelli,
già collaboratore di Mina, Quincy Jones e Mariah Carey
Avevo appena scoperto che Giuseppe Verdi fu l'unico dei grandi musicisti
del passato che non scrisse mai sulle parole del Magnificat e a Busseto,
paese di cultura snob, che l'ha da sempre trascurato in quanto figlio di
contadini, esiste il detto che recita: "Il più coglione
ha scritto l'Aida"; così quando mi chiesero perchè avessi scritto una versione del Magnificat
per il Papa, risposti che, a Busseto, ci voleva un altro
coglione che lo scrivesse."
Questo è Beppe Cantarelli: musicista, cantante, compositore e
arrangiatore, originario appunto della provincia di Parma, che ha
iniziato presto la carriera, suonando e scrivendo,
a cavallo tra gli anni '70 e '80
per Mina (chitarrista nell'album Mina Live, Bussoladomani 1978 e
autore di numerosi brani dell'LP Attila), Ornella Vanoni, Marcella Bella, Loredana Berte' e numerosi
altri celebri artisti italiani.
Nell'82 lasciò il BelPaese per trasferirsi a Los Angeles
(dove tutt'ora risiede, seppur ritorni spesso in Italia per lavoro e svago) a perfezionare lo studio della
musica.
Si trovò così a collaborare con numerosi nomi del calibro
di Quincy Jones a Mariah Carey (per la quale scrisse la celebre I Still Believe), Aretha Franklin, Bonnie Tyler
e numerosi altri. Oggi, oltre a dedicarsi all'attività, di produttore, compositore e arrangiatore di brani e colonne sonore,
propone nuovi progettti di musica classica crossover con il suo Millennium Choir (celebri alcune sue performance a Tor Vergata
e a Toronto difronte al Papa, nell'estate del Giubileo) e, in occasione di una
cena consumata, alcuni giorni fa, in compagnia sua e della sua amica Irene
presso il ristorante Altamarea di Piacenza, abbiamo chiaccherato un po' di musica.
"In questo periodo - racconta Beppe - sto registrando cose nuove scritte tempo addietro.
Preferisco registrare i pezzi scarmi,
cantati e accompagnati da uno o più strumenti per dare più spazio
all'essenza del pezzo".
Ma Cantarelli è anche un grande conoscitore
del mercato discografico: "Tutti parlano della crisi discografica
e ne attribuiscono la causa al calo dell vendite e quindi
al download. In parte è vero,
ma solo al 20 o 30 per cento.
Per il restante è dovuto a una crisi creativa: questo non lo scrive
nessuno perchè i mass media di solito fanno parte degli stessi gruppi che hanno in mano la stessa discografica".
"Se tu vai da una etichetta a proporti, a meno che investano su te come persona rischiando su te, valutano unicamente il
tuo "collaterale", ovvero il catalogo, sia ediotoriale sia di
pezzi. In America funzionano prevalentemente - sempre secondo l'esperienza di Cantarelli-
cataloghi di artisti come Frank Sinatra, Luis Armstrong o Nat King Kole, ovvero di
artisti di fama che hanno operato nel passato; negli ultimi vent'anni che catalogo hanno sviluppato i discografici?
Nessuno - termina Cantarelli- perchè nessuno rifà pezzi di Madonna o Michael Jackson, non c'è
catalogo, ergo questa è la prova che si tratta di una crisi cerativa."
Da la "Cronaca di Piacenza"
Pagina dello Spettacolo
a cura di Marco Ragone
17 Luglio 2006
Tutti i diritti riservati