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"Michael? Era unico e stolto, non pedofilo.
I ricordi del compositore bussetano Cantarelli che conobbe
e lavorò con Jackson e Quincy Jones"


Un'esistenza leggendaria, avvolta da quell'alone che solo un immenso talento può disegnare attorno a qualcuno che pare creato da Dio per donare gioia, con la sua arte, al mondo. Ma anche una vita complessa e drammatica.
Mentre luci ed ombre attorno alla morte di Michael Jackson non smettono di apparire, chiediamo un ricordo a Beppe Cantarelli, autore e compositore bussetano che con Jackson ha lavorato così come con grandi star (da Quincy Jones a Mariah Carey e Mina, tra le tante), ma che da parecchi anni ha fatto una scelta musicale "religiosa", come sa bene anche il pubblico piacentino, che ha avuto modo di applaudire più volte. Certo è che il grande successo di Beppe, in grado di comporre grandi hits praticamente "a comando", a un certo punto lo ha condotto ad una scelta ben lontana dai valori dello show business, nonostante la scia di lusinghe.
Cantarelli, quando conobbe Jackson?
"Il nostro primo incontro è stato durante le prove del tour con Quincy Jones, nell'aprile dell'82. Ero appena andato negli Stati Uniti ed ero in tour con Quincy come chitarrista. Ma ho anche ballato e cantato, con lui e Michael, nel brano Stuff like that, che chiudeva i concerti. Le coreografie erano di Jackson, le studiava e noi le provavamo insieme. Tenemmo una serie di concerti nei grandi stadi attraverso l'America, con altre star, tra cui i Kool & The Gang. A fine show, io con Austin, James Ingram e gli altri, venivo davanti per cantare "a cappella" e ballare Stuff like that appunto. A Indianapolis e in altre città; Michael lo fece con noi: il pubblico quando lo vedeva impazziva".
Molti giornalisti italiani hanno ripreso, dopo la morte di Jackson, un bell'articolo della Greer sul Guardian, in cui si metteva a fuoco proprio l'unicità del Michael coreografo."
"Jackson era creativo, anche se si affiancava a grandi coreografi, tendeva a interpretare e a fare sue coreografie. La mia seconda moglie americana, la ballerina e coreografa Patricia Whited, lo conosceva bene da prima e mi spiegava che Michael, come ballerino e coreografo, inventava steps che erano tipici suoi, non solo il famoso Moonwalk"
Collaborando con Quincy Jones, lei ha avuto modo di "seguire" Jackson anche durante la lavorazione del celeberrimo "Thriller".
"Si può dire che l'ho conosciuto da vicino quando stava finendo di registrare Thriller, prodotto da Jones, a Los Angeles. Ricordo l'incontro, in un teatro, con lui e Paul McCartney, che registravano The Girs is mine".
"Talento a parte, come stava Jackson all'epoca?"
"Quello era un momento molto bello della sua vita, Aveva già fatto Off the wall con Quincy, ora tornava a collaborare con lui, un grande professionista. Era ancora una persona "normale", molto timida e silenzosa. Era l'opposto di come lo si vedeva sul palcoscenico. Mia mioglie, che aveva fatto con lui un tour con i Jackson 5, mi raccontava che, quando non lavoravano, la sera gli altri uscivano mentre lui restava in albergo a leggere o ascoltare musica."
Ho letto il rammarico espresso da Jones che, ad un certo punto, capì che Michael "non stava bene". Ma lui non accettò i suoi consigli e si creò una frattura fra di loro
"In effetti, mentre facevano Bad, quando l'ho rivisto ho capito che qualcosa si era incrinato. E' un album ripetitivo rispetto a Thriller: Bad somiglia a Beat it. Musicalmente era meno innovativo. Poi la collaborazione con Jones finì. Lui l'annunciò in concomitanza con l'uscita del disco. Negli anni seguenti, io e Michael continuammo ad avere amici comuni. L'autore e mio amico Jim Ford conviveva con la donna che aveva avuto il figlio con Marlon Brando, Nico, uno degli amici intimi di Jackson. E, dell'interno di queste frequentazioni, anch'io vedevo che quest'uomo era circondato da yes-man. Aveva già iniziato a cambiare più volte il viso con le operazioni chirurgiche e si capiva che l'uomo si era già "perso". Un momento illuminante fu l'uscita del singolo Black or White: un messaggio contradditorio perchè tutti sapevano che viveva malissimo il colore della sua pelle".
A Los Angeles, lei risiede e lavora alcuni mesi all'anno. Viste le vicessitudini di Jackson, come veniva percepito dalla città e dall'ambiente musicale degli ultimi anni?
"Quando ha smesso di lavorare con Quincy, anche le persone che gli rimasero vicine mi dissero che era come "un cavallo di razza che nessuno gli tenesse le briglie". Professionalmente, quando fecero Thriller, Quincy, criticatissimo dalla Epic, mentre l'album era già in uscita per Natale e la casa discografia era in fermento, bloccò tutto e diede ai collaboratori più stretti incluso me, il remix dell'album. Poi cambiò varie cose, sostituì tre canzoni, aggiunse Beat it, chiese per l'ennesima volta a Porcaro di cambiare Human nature, che nel remix non c'era, e rimandò l'uscita di 8 mesi. E ne fece un capolavoro. Per dire che tipo di sponda aveva Michael in Quincy. Quindi, in America, Jackson non era tanto considerato "finito" per le sue vicessitudini esistenziali bensì perchè musicalmente non si era più rinnovato. A differenza di altri paesi, dove continuava a vendere, negli Stati Uniti i suoi ultimi album hanno venduto poco."
L'ultima domanda riguarda le accuse infamanti di pedofilia: che idea si è fatto?"
"A questo proposito, ci tengo a dire che è stato giudicato e condannato in modo errato. Oltre a me, la mia seconda moglie, che trascorse con Michael tante notti in albergo e tanto tempo in tourneè era la prima a dire che il suo era "il sesso degli angeli". Ci metterei la mano sul fuoco. A Jackson il sesso non importava. C'è stata una vicinanza morbosa con i bambini, per cui lui aveva un'adorazione, ma per me sono da mettere in galera i genitori dei bambini che lasciano apposta i figli con lui, per poi chiedergli dei soldi. Nel '93, lui pagò, per evitare il processo, anche se lo avrebbe vinto, come è accaduto nel secondo processo, quando è risultato innocente. Non era un pedofilo, era un grande stupido perchè non si preoccupava di avere sempre testimoni fidati quando stava con i bambini nè si preoccupava del fatto che potessero infamarlo e ricattarlo. Avrebbe dovuto stare attento."
Riportiamo, per dovere di cronaca, che negli ultimi giorni Jordy Chandler, che fu il primo accusatore di Jackson, ha ammesso di essere stato costretto dal padre a mentire per denaro. Forse, le bizzarrie e l'autolesionismo non si associano necessariamente a violenza a terzi. E adesso, che a vivere e a parlare continui solo la musica.
Dalla "Libertà"
a cura di Eleonora Bagarotti
17 Luglio 2009
Tutti i diritti sono riservati
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