"Il Canto della Passione"
(Carpaneto 14 maggio 2005)

Testimonianza di Monsignor Angelo Busi
          Il canto di questa sera ci accompagna in una sorta di 'esplorazione discreta' dei sentimenti e delle emozioni che Cristo ha vissuto nei giorni oscuri della sua Passione e Morte. La Passione di Cristo non è naturalmente uno spettacolo a cui assistere. Ha bisogno piuttosto di una comunità di interpreti senza la quale essa diventerebbe semplice rievocazione drammatica, puro rumore di fondo come tutti i messaggi a cui la civiltà dei suoni e delle immagini ci ha abituati.

          L'identità misteriosa tra la vittima dell'odio degli uomini e l'uomo Gesù, capace di un'amore oltre ogni misura, attrae l'autore, Beppe Cantarelli, in questo affascinante viaggio che ha il potere di coinvolgere tutti coloro che sono disposti a riascoltare il canto di quella Passione, canto di un amore che non ha mai smesso di illuminare le tenebre del mondo.

          Ho ascoltato il "Canto della Passione" nella serata della Domenica delle Palme, all'inizio della Santa Settimana in cui la Chiesa fa memoria della Passione, Morte e Risurrezione del suo Salvatore. Subito mi ha colpito il clima di raccoglimento che si è creato tra i numerosi presenti. I testi e la musica, miracolosamente intrecciati, hanno immediatamente ricreato quell'atmosfera sospesa che ritroviamo nei racconti evangelici: nessuna concessione alla curiosità e all'eccesso, una narrazione volutamente trattenuta e sobria. Così, attraverso questa sospensione, il narratore da una parte partecipa al cammino doloroso di Cristo, dall'altra lo narra quasi con distacco per far emergere l'oggettiva novità di quel soffrire e morire per amore di ogni uomo.

          Il "Canto della Passione" non ci ha lasciato come eravamo. Una storia, quella di Cristo, così conosciuta, rischia talvolta di essere scontata e prevedibile. Invece il lavoro di Cantarelli riesce a 'tirar dentro' ognuno che da 'spettatore' si ritrova ad essere umile discepolo alla scuola dell'Amore di quel Cristo offeso e crocifisso.

          Un Amore, quello che emerge dal racconto biblico, che non ci dà tregua tanto è il desiderio di amare che segna il cammino di Cristo. Non a caso, nel Vangelo di S. Luca, Gesù stesso si dichiara 'ansioso' di essere battezzato con il battesimo che lo attende, tanto che al capitolo 22 leggiamo queste sue parole: "Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione...".

          Gesù fa parte di questo suo desiderio ai suoi discepoli. E' il desiderio della Pasqua, cioè della morte e della resurrezione. Gesù dunque ha talmente desiderato l'ultimo posto che nessuno ha potuto sottrarglielo. Ed è proprio 'dall'ultimo posto' che il canto di questa sera si svolge. Chi partecipa all'ascolto è immediatamente trasportato in quell'ultimo posto della storia a cui Cristo ha voluto restare fedele. Così il pubblico avverte immediatamente che non si tratta di uno spettacolo a cui assistere ma di un mistero da vivere con riconoscente partecipazione.

          Ascoltando il canto di Beppe Cantarelli ci pervade quel medesimo desiderio di Cristo: il desiderio di stare all'ultimo posto, dove abitualmente nessuno vuol stare. Proprio da lì, dall'ultimo posto, avviene la scoperta decisiva: "Altro non ho che questo bene che mi fa vivere"; così recita uno dei brani più intensi ed emozionanti di questa sera.

          Altro non abbiamo che questo Amore che restituisce colore ad un'esistenza opaca e vuota: l'ascolto di questa sera è altra cosa che l'ascolto di un recital sulla Passione di Cristo: è l'invito a toglierci dall'indifferenza che talvolta avvolge l'esperienza stessa della fede. Toglierci dall'indifferenza offrendoci la possibilità inattesa di riscoprire la 'differenza' tra quell'Amore crocifisso e la nostra indifferenziata mediocrità.

          Il dono di questa sera non è altro che la possibilità di rivivere quel desiderio di Cristo: il desiderio di amarci fino alla fine. Un desiderio talvolta incompreso anche da chi, da sempre praticante, non sente più il richiamo di quel desiderio della Pasqua e si sfinisce in una pratica religiosa che ha come smarrito l'anima.

          Il grazie a Beppe Cantarelli e al suo coro non è solo per l'elevata qualità della proposta, mai banale e scontata, ma soprattutto per darci la possibilità, proprio questa sera di vigilia di Pentecoste, di rivivere l'esperienza di essere abitati dal mistero dell'Amore che à soffio di vita, Spirito che non sai da dove viene e dove va. Parole e musica questa sera ci aiuteranno ad entrare nella Pentecoste per accogliere quel soffio che dalla croce Gesù ha emesso per ridarci vita restituendoci speranza.

Monsignor Angelo Busi