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"Cantarelli: quando la musica si fa estasi.
Il grande musicista a Pontedellolio con il suo coro ripercorre la tradizione polifonica"

Quale sapore ha il canto degli angeli? "Canto che tanto vince nostre muse/ nostre sirene, in quelle dolci tube/ quanto primo splendor quel ch'è refuse" (Paradiso, XII, vv. 7-9). Così Dante esprimeva la superiorità del canto angelico su quello terreno ma insieme il loro legame. La dolcezza dei canti terreni è "riflesso" di quella ideale e divina. (La natura imita le idee archetipe divine, Pd, XVIII, vv. 109-111). Così, la serata musicale intitolata "Fammi cantare con gli angeli" che ha visto protagonisti a Pontedellolio Cantarelli e il suo Millennium Choir, è stata un tentativo di ricreare in terra la dimensione musicale d'estasi tipica del rapimento mistico, un tentativo di costruire una scala di luce tra presente e infinito (ad esempio con il brano Eternity), di "magnificare" la vita e "magnificarsi" tramite l'ascolto (vedi il bellissimo Magnificat riproposto in più versioni). L'apertura del concerto non poteva essere che con il Sanctus e l'Osanna, il canto della gioia angelica per eccellenza, eseguito dal coro con la grinta di chi urla il proprio entusiasmo. Il brano si articola parte in latino, parte in italiano, come abitudine del poliglotta Cantarelli, capace di prendere ispirazione dalla musicalità di ciascuna lingua (vedi anche il Panis Angelicus): fusione di fonetiche diverse, tradizioni vicine e lontane, suggestioni varie. L'uniformità dei temi e dell'atmosfera si è sviluppata in alternanze sempre diverse. Ora Cantarelli solista, da menestrello a laudante, da modalità di antichi "recitar cantando" a vocalità piene di pathos lirico, è stato accompagnato dalla sua chitarra acustica (Tu che parli con gli angeli) e dal violoncello di Irina Martinova, musicista di grande esperienza in tutto il mondo (Benedizione). Ora Cantarelli dialoga con il Grande Coro, diretto in alternanza da Giovanna Gattuso. Ospiti straordinari il mezzosoprano Paola Leveroni e il soprano russo Irina Lazareva, entrambe dai curricula eccezionali: la Leveroni diretta da Zeffirelli e Domingo, la Lazareva esibitasi davanti a Giovanni Paolo II. La presenza delle voci femminili, dal colore spiccatamente diverso, caldo quello della Leveroni e squillantissimo quello della Lazareva, ha contribuito ad arricchire l'impasto sonoro, con pennellate protagoniste accanto alla voce tenorile del compositore e sullo sfondo corale. Il coro viene trattato da Cantarelli, autore di parole, musiche e arrangiamenti, tenendo presente tutta la tradizione musicale polifonica: dai processi imitativi agli shout gospel, da accompagnamenti di carattere quasi orchestrale a interventi antifonali. La sua direzione è carica d'enfasi quasi suggerendo un processo di immedesimazione intima tra il proprio sentire, la propria musica e i coristi. In conclusione la preghiera finale Ave Maria, Mai pił la guerra brano aperto alla speranza e carico di commozione. Ovazioni dal numeroso pubblico plaudente in piedi.
Dalla "Libertà"
Pagina degli Spettacoli
a cura di Giorgia Gazzola
Musicologa, critica musicale, insegnante & soprano
13 Luglio 2004
Tutti i diritti sono riservati
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